Brown Mountain, or, the Ulyssean Failure of Manifest Destiny
Brown Mountain
"Et nunc apparuit illi quidam mons tante altitudinis, quante nunquam in nostro mundo habitabili circunspexit. Ideo ait Ulixes in textu:
quando ci apparve una montagna, bruna
per la distantia, et parvem'alta tanto
quanto veduta non ave' alcuna.
Que autem terra sit ista quam a longe in plaga meridiana vidit Ulixes non bene sciri potest, quia de illa terra nulla vera ystoria reperitur; tum quia nullus unquam de illis partibus ad nos venit, nec de nobis unquam illuc ivit qui ad nos postea sit reversus. Tamen beatus Ysidorus dicit, XIIIIo libro Eth., quod extra tres partes orbis, Asiam scilicet, Affricam et Europam, quarta pars transocceanum interior est in meridie, que propter solis ardorem incognita nobis est, in cuius finibus anthipodas fabulose inhabitare produntur. Anthipode autem dicuntur homines qui subter nos habitare fabulose finguntur, qui tenent plantas contrarias nostris plantis." (Guido da Pisa (1327-28[?]), Inferno 26.133-135]
"Cinque volte si era illuminato (racceso) ed altrettante (tante) spento (casso) l'emisfero visibile (lo lume... di sotto) della (da la) luna, da quando (poi che) eravamo entrati ('ntrati) nella difficile impresa (ne l'alto passo), quando ci (n[e]) apparve una montagna, scura (bruna) a causa della (per la) distanza, e mi parve (parvemi) così (tanto) alta quanto non ne avevo (avëa) veduta nessuna (alcuna). – L'alto passo (che è anche il viaggio di Dante, il quale però usufruisce dell'ausilio divino: cfr. Inf. II.12; si tenga presente l'occorrenza di passo a Inf. I.26, in rima con basso) sta per giungere all'epilogo. Dopo un viaggio durato cinque lunazioni (l'emisfero inferiore della luna, quello visibile dalla terra, si era per cinque volte racceso e cinque casso: cfr. Aen. II.85), quasi cinque mesi, appare un'altissima montagna (cfr. Purg. III.14-15; IV.40), ancora bruna, cioè indistinta, dai contorni vaghi (cfr. Aen. III.522). È la montagna alla cui sommità si trova il Paradiso Terrestre (essa diverrà dopo l'Avvento la sede del Purgatorio), l'accesso al quale è vietato agli uomini dopo il peccato originale (Gen. 3.24; Purg. I.130-132). Secondo una leggenda di origine araba, in mezzo all'Oceano sorgeva un monte, sede del Paradiso. Ulisse, che con un atto di superbia ha oltrepassato i limiti dall'alto stabiliti, non può proseguire oltre; come subito si vedrà, egli sarà punito dall'intervento divino. ”Il viaggio non si svolge sotto la luce radiante del sole, simbolo della grazia divina, ma all'ombra della luna, simbolo della ragione umana non illuminata dalla grazia“ (A.A. Iannucci, Forma ed evento nella 'Divina Commedia', Roma, Bulzoni, 1984, pp. 163-64). Ulisse – accusa Aiace (cfr. n. 139-142) – compie le sue imprese con la complicità della notte (Metam. XIII.15), non fa nulla alla luce del sole (Ivi XIII.100). La presenza del numero ”cinque“ non è forse casuale, dato che si tratta del numero dei sensi, del mondo terreno. Comunque va notato che il tragitto della nave di Ulisse è lo stesso del lieve legno che trasporta le anime alla spiaggia del Purgatorio: le anime, ovviamente, sono prive di corpo, ma soprattutto contrite e perdonate da Dio." (Nicola Fosca (2003-2006), Inferno 26.130-135)
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