Don't be like the rest and let them take it from you
Dumb fools who say only what they tell you to
Speak up and find that there is more truth within you than you knew
Somewhere someday you will stand before it too
Trust me there is a never ending mountainside to climb for you too
To enter your mountain
Go into your mountainside
To enter one's mountainside
Will take its man
Who enters his mountain
With or without sword in hand
Who enters his mountainside
He will learn
Deaf fools who hear only what they tell you to
Open up your ears you might hear it too
Listen there is a wild storm within you too
Burst out use its powers don't be a...
Damn fool how can you follow paths not made by nor for you
The only way you will ever need to walk is right there for you
Somewhere someday you will stand before it too
Trust me there is a never ending mountainside to climb for you too
To enter your mountain
Go into your mountainside
To enter one's mountainside
Will take its man
Who enters his mountain
With or without sword in hand
Who enters his mountainside
He will learn
[He who enter...]
He who enters his mountain
He who enters his mountain
He who enters his mountain
He who enters his mountain
[He who enters his mountain
He who enters his mountain
He who enters his mountain
Into one's mountainside]
"[T]he high mountain . . . belongs neither to this world nor to the one beyond it" (Ernst Bloch)
"I love those who do not first seek behind the stars for a reason to go under and be a sacrifice, but who sacrifice themselves for the earth, that the earth may some day become the overman's" (Nietzsche)
"Et nunc apparuit illi quidam mons tante altitudinis, quante nunquam in nostro mundo habitabili circunspexit. Ideo ait Ulixes in textu:
quando ci apparve una montagna, bruna
per la distantia, et parvem'alta tanto
quanto veduta non ave' alcuna.
Que autem terra sit ista quam a longe in plaga meridiana vidit Ulixes non bene sciri potest, quia de illa terra nulla vera ystoria reperitur; tum quia nullus unquam de illis partibus ad nos venit, nec de nobis unquam illuc ivit qui ad nos postea sit reversus. Tamen beatus Ysidorus dicit, XIIIIo libro Eth., quod extra tres partes orbis, Asiam scilicet, Affricam et Europam, quarta pars transocceanum interior est in meridie, que propter solis ardorem incognita nobis est, in cuius finibus anthipodas fabulose inhabitare produntur. Anthipode autem dicuntur homines qui subter nos habitare fabulose finguntur, qui tenent plantas contrarias nostris plantis." (Guido da Pisa (1327-28[?]), Inferno 26.133-135]
"Cinque volte si era illuminato (racceso) ed altrettante (tante) spento (casso) l'emisfero visibile (lo lume... di sotto) della (da la) luna, da quando (poi che) eravamo entrati ('ntrati) nella difficile impresa (ne l'alto passo), quando ci (n[e]) apparve una montagna, scura (bruna) a causa della (per la) distanza, e mi parve (parvemi) così (tanto) alta quanto non ne avevo (avëa) veduta nessuna (alcuna). – L'alto passo (che è anche il viaggio di Dante, il quale però usufruisce dell'ausilio divino: cfr. Inf. II.12; si tenga presente l'occorrenza di passo a Inf. I.26, in rima con basso) sta per giungere all'epilogo. Dopo un viaggio durato cinque lunazioni (l'emisfero inferiore della luna, quello visibile dalla terra, si era per cinque volte racceso e cinque casso: cfr. Aen. II.85), quasi cinque mesi, appare un'altissima montagna (cfr. Purg. III.14-15; IV.40), ancora bruna, cioè indistinta, dai contorni vaghi (cfr. Aen. III.522). È la montagna alla cui sommità si trova il Paradiso Terrestre (essa diverrà dopo l'Avvento la sede del Purgatorio), l'accesso al quale è vietato agli uomini dopo il peccato originale (Gen. 3.24; Purg. I.130-132). Secondo una leggenda di origine araba, in mezzo all'Oceano sorgeva un monte, sede del Paradiso. Ulisse, che con un atto di superbia ha oltrepassato i limiti dall'alto stabiliti, non può proseguire oltre; come subito si vedrà, egli sarà punito dall'intervento divino. ”Il viaggio non si svolge sotto la luce radiante del sole, simbolo della grazia divina, ma all'ombra della luna, simbolo della ragione umana non illuminata dalla grazia“ (A.A. Iannucci, Forma ed evento nella 'Divina Commedia', Roma, Bulzoni, 1984, pp. 163-64). Ulisse – accusa Aiace (cfr. n. 139-142) – compie le sue imprese con la complicità della notte (Metam. XIII.15), non fa nulla alla luce del sole (Ivi XIII.100). La presenza del numero ”cinque“ non è forse casuale, dato che si tratta del numero dei sensi, del mondo terreno. Comunque va notato che il tragitto della nave di Ulisse è lo stesso del lieve legno che trasporta le anime alla spiaggia del Purgatorio: le anime, ovviamente, sono prive di corpo, ma soprattutto contrite e perdonate da Dio." (Nicola Fosca (2003-2006), Inferno 26.130-135)